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5 principi per la DDI e come metterli in pratica con la Google Suite (Parte 2)
Eccoci nel secondo appuntamento dedicato a come mettere in pratica i principi metodologici della DDI attraverso le app della Google Suite (quila prima parte). Nel primo articolo siamo partiti dal modello SAMR (Puentedura, 2006) per notare come l’introduzione di strumenti tecnologici nella didattica (in presenza e a distanza) non equivalga necessariamente a introdurre innovazioni positive. Piuttosto, si tratta di comprendere quale ruolo svolga lo strumento tecnologico dentro un’attività didattica e quale valore aggiunto apporti sul piano delle esperienze di apprendimento, delle metodologie e della relazione educativa (docente-studente o studente-studente).
Dopo aver approfondito granularità e feedback e personalizzazione della didattica, ci focalizzeremo qui su un terzo principio guida per la DDI, il lavoro con i compiti di realtà.
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3. COMPITI DI REALTÀ
La trasformazione della relazione docente-studente nella DAD ha messo in evidenza i limiti delle tradizionali prove di verifica “trasmissive” in cui si richiede allo studente di memorizzare e riprodurre di fronte all’insegnante un set di nozioni durante un compito scritto o un’interrogazione. Questa modalità, spesso proposta agli studenti anche in fase di esercitazione, nella DAD spesso non consente di verificare l’autenticità della prestazione dello studente. Si è rafforzata quindi - anche per motivi di necessità - la tendenza a progettare esercitazioni e verifiche nella forma della prova complessa o compito di realtà, in cui gli studenti apprendono conoscenze e attivano competenze mentre affrontano problemi fortemente connessi alle situazioni, le sfide e le criticità del mondo reale e percepiti da loro come significativi.
Progettare e curare siti con Google Sites
Qualunque sia il problema e/o il progetto svolto con la classe, può essere interessante coinvolgere attivamente gli studenti nel progettare, costruire e curare un sito web dedicato al tema affrontato. Ciò consente “in un colpo solo” di far esercitare gli studenti a vari livelli: - rielaborare in modo complesso i contenuti appresi - acquisire competenze digitali (navigazione, creazione di oggetti digitali creativi, scrittura per il web…) - divulgare dentro le comunità del web (scolastica, locale o globale) i risultati di un progetto e fare esperienze di cittadinanza digitale - riflettere ed esercitarsi sui linguaggi della comunicazione online - allenarsi a lavorare in team e in modo progettuale.
L’app Google Sites permette agli studenti – già dalla fine della scuola primaria - di creare siti web tramite un editor estremamente intuitivo ma al contempo ricco di possibilità e in tempi estremamente ridotti. L’app si interfaccia in modo istantaneo con le altre app della suite Google, ad esempio consente di incorporare video da YouTube, documenti archiviati in Google Drive (di testo, presentazioni, moduli Google) o mappe da Google Maps.
Inoltre, la funzione Incorpora permette di inserire nelle pagine (tramite URL o codice embed) altri oggetti digitali presenti online come video, grafiche, tour interattivi, quiz didattici.
La facilità tecnica nella creazione del sito, se può essere limitante dalla fine della secondaria di primo grado in poi, ci consente però di dedicare più attenzione al lavoro sui contenuti, sulla ricerca e analisi dei dati online, sulla progettazione e gestione del sito, sui processi di lavoro in team. Una volta creato il sito, dovrà essere pubblicato per renderlo accessibile a chiunque possieda l’URL (nelle impostazioni di pubblicazione possiamo decidere se farlo indicizzare su Google o no).
Che cosa ne potrà nascere, quindi? Ad esempio: - un diario di bordo della classe per aggiornare le famiglie sulle attività - un sito di informazione della scuola curato dagli studenti - webzine e blog con articoli, interviste, curiosità… sugli interessi degli studenti - spazi espositivi digitali per mostrare gli elaborati degli studenti (video, collage, racconti, spot di sensibilizzazione, sfide digitali…).
I siti ovviamente possono variare per complessità, anche in funzione dell’età e delle competenze degli studenti. Con i più grandi, ad esempio, si potrebbe affiancare un canale YouTube per la pubblicazione dei contenuti più in vista che rimandi gli utenti al sito per approfondire i temi trattati nei video (qui un esempio di TG scolastico online svolto da una scuola). Un’altra possibilità è integrare il sito Google con un canale social (ad esempio con Telegram) a cui sia possibile iscriversi per ricevere gli aggiornamenti, tramite post, sui nuovi contenuti pubblicati nel sito.
Audio podcast con Google Sites
Un altro modo di utilizzare l’app Google Sites in chiave di compito di realtà è il lavoro con l’audio podcast: si tratta di produrre playlist di puntate audio (per avere un’idea, basta esplorare uno dei tantissimi podcast di Rai Radio 3) pubblicate online e quindi ascoltabili dagli utenti in qualsiasi momento. Anche questa possibilità, come quella di creare un sito o un canale di video sharing, si presta praticamente a qualsiasi progetto (inter)disciplinare. Podcast, a che utilità? Ad esempio, possiamo immaginare di coinvolgere gli studenti nella creazione di un programma “radiofonico” che racconti la loro vita scolastica nel periodo del Coronavirus, ciò che fanno nel tempo libero, le loro emozioni e speranze. Potrebbero scrivere e poi leggere ad alta voce storie di loro creazione. Piccoli gruppi potrebbero produrre audio-pillole di divulgazione sulle scienze, la storia o temi di attualità. Oppure, registrare audio-lezioni a uso dei compagni.
Esistono molte piattaforme specifiche per creare i propri podcast (una delle più note in Italia è Spreaker) ma la maggior parte prevede un account gratuito limitato (es. imponendo un tempo massimo di pubblicazione). Ma possiamo ricreare un podcast “artigianale” con lo stesso Google Sites, ad esempio sfruttando la funzione Pulsante per poter accedere con un clic a una risorsa audio, un file audio .mp3 che avremo precedentemente prodotto e caricato su Google Drive. Lo strumento Pulsante richiede infatti di indicare l’URL della risorsa a cui accedere cliccando sullo stesso, la quale può corrispondere appunto a una puntata di un podcast, oltre che a una pagina web, come accade di solito. Se si vuole rendere il podcast pubblico, oltre a pubblicare il sito, dovremo rendere pubblico anche l’accesso ai brani audio.
Nella creazione del podcast, dovremo strutturare le pagine in modo che siano facilmente fruibili e navigabili, ad esempio mostrando per ciascuna puntata il titolo, una breve descrizione, un’immagine di anteprima e il pulsante per l’ascolto.
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