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by Storti Michele, 30-12-2020

Tempo Lettura articoloTempo di lettura/visione: 5 min

5 principi per la DDI e come metterli in pratica con la Google Suite (Parte 3)

Anteprima Articolo Blog 5 principi per la DDI e come metterli in pratica con la Google Suite (Parte 3) Siamo arrivati all’ultimo appuntamento (dopo il primo e il secondo articolo) dedicato ad alcune idee per mettere in pratica alcuni principi guida per la DDI attraverso le app della Google Suite.
Ci focalizzeremo qui su come stimolare esperienze di apprendimento collaborativo e dotate di interattività applicabili sia nella didattica in presenza che nella DAD.

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4. APPRENDIMENTO COLLABORATIVO

Anche a distanza, possiamo far usare agli studenti le app della Google Suite per condurre esperienze di apprendimento collaborativo.
Un esempio è quello della scrittura collaborativa. Google Documenti si presta facilmente a questo grazie ad alcune funzioni:
- la possibilità di aggiungere collaboratori
- gli strumenti commenti e suggerimento modifiche
- la possibilità di assegnare commenti a singoli utenti.
Questi strumenti elementari già da soli permettono a un piccolo team, ad esempio, di creare a più mani una relazione al termine di un progetto o di svolgere un lavoro di scrittura collaborativa.

Google Presentazioni - che prevede le stesse funzionalità di Google Documenti - consente di preparare a più mani una presentazione da esporre in fase di verifica, o a supporto di una lezione tenuta dagli studenti in classe.
Con i più piccoli, Google Presentazioni può venirci in aiuto per le attività di storytelling, magari integrando le famose carte di Propp che illustrano le fasi, le funzioni e i ruoli tipici delle storie. Nel lavoro con le storie le possibilità di lavoro collaborativo sono infinite, ad esempio:
-far scrivere diversi finali a partire da una stessa storia (se la storia è raccontata in più slide, ciascun finale sarà creato in n slide della presentazione poste in fondo)
-lavorare sullo sviluppo di trame narrative alternative (se la storia presenta degli snodi narrativi in corrispondenza di alcune slide, gli studenti possono sostituirne alcune con il loro percorso narrativo alternativo)
-scrittura creativa collaborativa (si crea da zero una storia in cui ogni studente aggiunge un pezzo inserendo n slide per cui la storia si svilupperà in modo cumulativo)
-storytelling a partire da immagini poste su diverse slide che potranno essere ricombinate e ispireranno il testo della storia.

Ma oltre alle storie, le forme di creatività digitale sono tantissime: collage di immagini/foto, “poesie visive”, racconti scritti arricchiti con audio e/o video, album fotografici…
In tutti i casi, per guidare gli studenti a collaborare in modo costruttivo nella creazione di un elaborato, sarà importante stressare la fase di scambio di feedback tra i membri del team o tra team diversi, precisando quali tipi di feedback possono essere scambiati e la loro funzione.
Ad esempio:
-suggerimenti di modifica
-domande di chiarimento
-richieste di aggiunta di nuove informazioni
-opinioni personali (da motivare)
-link a risorse utili riferite all’argomento esposto.

5. APPRENDIMENTO INTERATTIVO

L’ultimo principio guida per la DDI che trattiamo è l’interattività, quella qualità degli oggetti digitali che permette allo studente di esplorare, “manipolare” liberamente l’oggetto di apprendimento, sperimentare, fare scelte e in generale attivarsi. La componente attiva dell’esperienza di apprendimento dovrebbe essere conservata, per quanto possibile, anche quando lo studente non ha a che fare con oggetti tangibili fisicamente (come quando fa un esperimento di fisica o analizza una pianta).
Contrariamente all’idea diffusa che si debba fruire degli oggetti digitali per definizione in modo passivo, esistono molti modi anche semplici per portare l’interattività nella didattica con il digitale.

Escape Room didattiche con Google Moduli

Tra le forme più interessanti di didattica basata sul gioco, anche nel contesto italiano si sta affermando l’utilizzo dell’escape room. L’escape room è un’esperienza per gruppi in cui giocatori devono risolvere una serie di sfide, problemi ed enigmi, tipicamente per uscire dal luogo in cui sono “intrappolati” in un tempo stabilito. Nel corso del gioco, ambientato in un tempo e uno spazio che ne definiscono l’ambientazione (es. in una piramide egizia, in un castello medievale…) gli enigmi risolti permettono di acquisire informazioni necessarie per sbloccare delle “serrature” e accedere alla fase successiva del gioco.

Accanto alle escape room negli spazi fisici, possiamo progettarne anche in modalità ibrida (fisica/digitale) o completamente digitale, ad esempio con l’app Google Moduli.
Sfruttando la funzione “chiave di risposta” presente nelle impostazioni delle domande del modulo, possiamo infatti usare le sezioni del modulo come “serrature” sbloccabili solo quando lo studente inserisce la risposta corretta necessaria per accedere alla sezione successiva del modulo. Google Moduli, in sostanza, ci serve semplicemente per “vincolare” l’accesso alle fasi del gioco: il resto dell’esperienza potrà essere svolta, a seconda della progettazione, nei luoghi fisici o in altre piattaforme digitali.
In questo progetto descriviamo più in dettaglio come impostare le serrature nell’app con un semplice esempio applicativo.
Ovviamente, lavorando in chiave di apprendimento collaborativo e basato su progetti, sarebbe ancora più stimolante se fossero gli studenti in team a progettare le loro escape room da far giocare ai compagni! Ma ciò sarà possibile solo dopo aver familiarizzato con il formato di gioco e aver assimilato i contenuti disciplinari alla base degli enigmi.

Tour e giochi didattici immersivi

Una strada più complessa, ma senz’altro molto motivante per gli studenti, consiste nell’uso dei  videogiochi didattici. Ovviamente programmare videogames professionali è fuori della nostra portata, ma usando un po’ di creatività possiamo sfruttare lo stesso Google Moduli in integrazione con altri software web per creare semplici videogiochi immersivi.
In questo tutorial presentiamo un esempio di gioco ottenuto integrando il software Thinglink, usato per costruire l’ambiente di gioco esplorabile, Google Moduli per introdurre le serrature, e Learning Apps per incorporare esercizi la cui risoluzione consente di ottenere le “chiavi” per passare agli step successivi.
Vi anticipiamo che qui la vera sfida non è sviluppare il gioco tecnicamente, ma progettare l’esperienza di gioco in modo che sia avvincente e al giusto grado di difficoltà per i giocatori.
Siamo arrivati alla fine di questo percorso: che ne dite di provare a mettere in pratica qualcuno di questi suggerimenti con la vostra classe?
Se invece vi dovessero ispirare idee ancora diverse, saremo felici di ascoltare le vostre esperienze.
Buona sperimentazione!

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